1855 NAPOLI Affari all'AQUILA per don Luigi DE PASCALE *Prefilatelica

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9 marzo1855
NAPOLI

L'AMICO GIROLAMO PROGETTA AFFARI ALL'AQUILA CON LUIGI DE PASCALE

Lettera inviata a don Luigi Di Pascale, consigliere d'intendenza a Sulmona, dall'amico fraterno Girolamo, con il quale aveva in programma affari all'Aquila:
"... te ne ringrazio di cuore, e molto moltissimo per la cara promessa, che mi rinnovi, di portarti in Aquila pe' nostri affari, e per la grata, e consolante affermazione che mi fai...".
Lettera prefilatelica.

In buone condizioni.
4 pagine (3 bianche)

Documento d'epoca, originale, autentico.

NOTA BIOGRAFICA
Luigi de Pascale nacque da umile famiglia a Prezza, distretto di Sulmona. Avviato agli studi, intraprese la carriera legale e divenne patrocinatore. Noto per la sua ambigua scalata sociale, cercò nel periodo costituzionale del 1848 di esser eletto a Deputato del Regno. Mostrandosi in seguito grato e fedele al Re, ottenne l'impiego di consigliere d'intendenza.
Caduto il Borbone nel 1860, egli fu costretto all'esilio non per vicende politiche, ma perché processato per truffe.











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9 marzo1855
NAPOLI

L'AMICO GIROLAMO PROGETTA AFFARI ALL'AQUILA CON LUIGI DE PASCALE

Lettera inviata a don Luigi Di Pascale, consigliere d'intendenza a Sulmona, dall'amico fraterno Girolamo, con il quale aveva in programma affari all'Aquila:
"... te ne ringrazio di cuore, e molto moltissimo per la cara promessa, che mi rinnovi, di portarti in Aquila pe' nostri affari, e per la grata, e consolante affermazione che mi fai...".
Lettera prefilatelica.

In buone condizioni.
4 pagine (3 bianche)

Documento d'epoca, originale, autentico.

NOTA BIOGRAFICA
Luigi de Pascale nacque da umile famiglia a Prezza, distretto di Sulmona. Avviato agli studi, intraprese la carriera legale e divenne patrocinatore. Noto per la sua ambigua scalata sociale, cercò nel periodo costituzionale del 1848 di esser eletto a Deputato del Regno. Mostrandosi in seguito grato e fedele al Re, ottenne l'impiego di consigliere d'intendenza.
Caduto il Borbone nel 1860, egli fu costretto all'esilio non per vicende politiche, ma perché processato per truffe.