1854 L'AQUILA Donato SILVESTRI in affari con intendente Luigi DE PASCALE

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C-095509
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8 agosto 1854
L'AQUILA

DONATO SILVESTRI AGGIORNA LUIGI DE PASCALE SU AFFARI LOCALI

Interessante lettera d'affari, in bella grafia, inviata da Donato Silvestri all'amico Luigi de Pascale, che aggiorna su alcune questioni di interesse comune:
"... per quel che concerne la metà del fondo derivante da Di Loreto, e pel quale vuolsi accordare il diritto del retratto litigioso... Il canonico don Luigi vorria fissare la rendita fondiaria ...".

In buone condizioni.
4 pagine (2 bianche)

Interessante frammento di storia familiare e locale.

Documento d'epoca, originale, autentico.

NOTA BIOGRAFICA
Luigi de Pascale nacque da umile famiglia a Prezza, distretto di Sulmona. Avviato agli studi, intraprese la carriera legale e divenne patrocinatore. Noto per la sua ambigua scalata sociale, cercò nel periodo costituzionale del 1848 di esser eletto a Deputato del Regno. Mostrandosi in seguito grato e fedele al Re, ottenne l'impiego di consigliere d'intendenza.
Caduto il Borbone nel 1860, egli fu costretto all'esilio non per vicende politiche, ma perché processato per truffe.




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8 agosto 1854
L'AQUILA

DONATO SILVESTRI AGGIORNA LUIGI DE PASCALE SU AFFARI LOCALI

Interessante lettera d'affari, in bella grafia, inviata da Donato Silvestri all'amico Luigi de Pascale, che aggiorna su alcune questioni di interesse comune:
"... per quel che concerne la metà del fondo derivante da Di Loreto, e pel quale vuolsi accordare il diritto del retratto litigioso... Il canonico don Luigi vorria fissare la rendita fondiaria ...".

In buone condizioni.
4 pagine (2 bianche)

Interessante frammento di storia familiare e locale.

Documento d'epoca, originale, autentico.

NOTA BIOGRAFICA
Luigi de Pascale nacque da umile famiglia a Prezza, distretto di Sulmona. Avviato agli studi, intraprese la carriera legale e divenne patrocinatore. Noto per la sua ambigua scalata sociale, cercò nel periodo costituzionale del 1848 di esser eletto a Deputato del Regno. Mostrandosi in seguito grato e fedele al Re, ottenne l'impiego di consigliere d'intendenza.
Caduto il Borbone nel 1860, egli fu costretto all'esilio non per vicende politiche, ma perché processato per truffe.