1931 ESPOSIZIONE PARIGI Angkor Vat FP VG
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PARIGI
ESPOSIZIONE COLONIALE INTERNAZIONALE
ZOO UMANO
costruita ex novo in occasione dell' Esposione Coloniale Internazionale di Parigi,
verosimilmente utilizzato come habitat nel quale collocare gli esemplari cambogiani dello zoo umano.
Cartolina postale d'epoca, originale, autentica, di formato piccolo, viaggiata, con affrancatura integra.
Tra il 1877 e il 1912 si ebbero a Parigi altre iniziative del genere, ad esempio, nel Jardin zoologique d'acclimatation, furono presentate circa trenta "esposizioni etnologiche" che suscitarono un grande successo di pubblico. Successivamente fu ideato uno spettacolo con un vero e proprio "village nègre" con 400 comparse di colore come attrazione principale. Dal 1890 fino alla Prima guerra mondiale l'attrattiva più acclamata era quella in cui il nero appariva particolarmente violento e selvaggio. Dopo la Prima guerra mondiale, periodo in cui ormai il potere europeo sulle colonie si era consolidato, emergeva anche un'altra immagine del "selvaggio", quella di un soggetto docile, sottomesso al bianco, un po' sciocco ma buono; è l'immagine dell'indigeno che è stato ``civilizzato'' e non deve fare più paura ma deve essere utilizzato come servo e come lavoratore. Ad esempio, la nuova percezione dell'indigeno è presente nell'Esposizione coloniale internazionale di Vincennes del 1931 che, estesa su un terreno di centinaia di ettari, rappresentò l'evoluzione dello zoo umano che ora appariva come un luogo in cui si svolgeva la missione civilizzatrice degli europei cristiani che espletavano così il loro paternalistico dovere di acculturazione. L'indigeno non era più chiuso in gabbia, ma posto all'interno di un determinato ambiente. Egli rimaneva comunque un essere inferiore, ma c'era l'idea che avesse acquisito sembianze più "umane" grazie agli europei che lo avevano vestito, educato, e gli avevano permesso di indossare una divisa e di combattere per loro. Era accaduto che i battaglioni coloniali avevano ricoperto un ruolo importante in alcune battaglie durante la Prima guerra mondiale e diversi giornali li avevano elogiati incrinando quell'immagine di pura animalità che aveva dominato negli anni precedenti. Nel 1931 l'esposizione parigina presenterà l'indigeno coloniale vestito e preparato a lavorare o a combattere.