1924 ROMA Enrico CAVIGLIA confonde indirizzo contessa Ada MANFREDI *AUTOGRAFO

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C-111312
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DATA: 1924

LUOGO: ROMA - HOTEL EXCELSIOR

TITOLO: ENRICO CAVIGLIA CONFONDE LA VIA DELLA CONTESSA ADA MANFREDI MADERNI
Autografo

DESCRIZIONE: Curioso biglietto interamente manoscritto, inviato dall'ex ministro Enrico Caviglia alla contessa Ada Manfredi Maderni, della quale non ricorda l'indirizzo (via Leopardi o via Petrarca):
"... Vi sono due poeti dalle sue parti, Leopardi e Petrarca, che mi imbrogliano. Fra que' due nomi, finora ... come l'asino di Buridano... mi decido per Leopardi...".
Carta intestata e busta viaggiata.

CONDIZIONI: buone

FORMATO: 15 x 9 cm

Lettera d'epoca, originale, autentica.

NOTA BIOGRAFICA
Enrico Caviglia (Finale Ligure, 4 maggio 1862 - 22 marzo 1945) è stato un generale e politico italiano, Maresciallo d'Italia per le imprese della Prima guerra mondiale.
Entrò nell'Accademia Militare di Torino nel 1880 uscendone col grado di Sottotenente d'artiglieria tre anni dopo. Divenuto tenente, fu inviato in Eritrea dal 1888 al 1889. Al ritorno in Italia, nel 1890 frequentò per un biennio la Scuola di Guerra ottenendo il grado di capitano nel 1893 e facendo il suo ingresso nello Stato Maggiore dell'Esercito. Nuovamente spedito in Eritrea nel 1896, in occasione della campagna d'Africa Orientale prese parte alla battaglia di Adua.
Il Capo di Stato Maggiore Tancredi Saletta lo scelse nel 1903 come addetto militare straordinario presso Tokio con il compito di seguire l'imminente guerra russo-giapponese e, una volta terminato il conflitto, lo assegnò in pianta stabile al ruolo di addetto militare a Tokio e Pechino fino al 1911.
Caviglia, nel corso della sua permanenza in Asia, venne nominato tenente colonnello ed aiutante onorario di campo del Re (1908), mentre sviluppò un grande interesse verso le civiltà locali, dedicandogli anche una produzione saggistica.
Nell'estate 1915, poco dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, ottenne il grado di maggior generale. Con la Brigata Bari combatté sul Carso e in Trentino affrontando l'offensiva austriaca del 1916 e guadagnando la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia.
Nel giugno del 1917 fu promosso generale di corpo d'armata per meriti di guerra. Caviglia riuscì ad evitare la cattura, oltre che delle proprie, anche di altre truppe tra cui tre divisioni precedentemente agli ordini di Pietro Badoglio, conducendole dall'Isonzo al Tagliamento e quindi sul Piave. Per il suo comportamento durante la ritirata e la precedente difesa proprio sull'Isonzo ricevette la Medaglia d'Argento al Valor Militare.
Nel gennaio 1918 fu nominato Membro supplente del Consiglio dell'Ordine Militare di Savoia e successivamente comandò l'artiglieria che, a partire dal giugno di quell'anno, combatté sull'altopiano di Asiago e in seguito sul Piave. Alla guida, ottenuta per meriti di guerra, dell'8ª Armata svolse un ruolo fondamentale nella risolutiva battaglia di Vittorio Veneto.
Conclusesi le ostilità re Giorgio V del Regno Unito lo ordinò Commendatore dell'Ordine del Bagno ed acquisì il titolo di Sir.
Nell'immediato dopoguerra (1919) Caviglia fu nominato Senatore del Regno, ricoprì l'incarico di Ministro della Guerra nel primo governo Orlando e ricevette l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Militare di Savoia.
In conseguenza del protrarsi dell'occupazione iniziata il 12 settembre da parte di nazionalisti italiani guidati da Gabriele d'Annunzio della città di Fiume, l'allora Presidente del Consiglio Francesco Saverio Nitti designò Caviglia, già comandante dell'8ª Armata, commissario straordinario per la Venezia Giulia subentrando in questa funzione a Badoglio.
Accusato dai nazionalisti per i fatti accaduti a Fiume, si difese affermando di non essere stato informato in maniera corretta da Giolitti sulle concessioni verso la Jugoslavia. Nei confronti del Fascismo, dopo una adesione sostanziale ma priva di esplicite prese di posizione, dichiarò nel 1924 il ritiro del suo consenso non verso quelle da lui definite le idee originali del Fascismo quanto sugli sviluppi seguenti e tale orientamento si concretizzò nella non conferma della fiducia al governo Mussolini.
Assieme ad altri generali, con l'eccezione di Badoglio, Caviglia si allontanò allora dalla scena politica.
Nel 1926 Mussolini gli conferì il grado di Maresciallo d'Italia e nel 1930 il re Vittorio Emanuele III lo investì Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata. L'ultimo incarico ricevuto fu una ispezione sulle Alpi nel 1939.
Fece ritorno a Finale Ligure, dove morì poco prima di un mese dalla fine dei combattimenti e fu sepolto nella Basilica di S. Giovanni Battista in Finale Ligure Marina.


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DATA: 1924

LUOGO: ROMA - HOTEL EXCELSIOR

TITOLO: ENRICO CAVIGLIA CONFONDE LA VIA DELLA CONTESSA ADA MANFREDI MADERNI
Autografo

DESCRIZIONE: Curioso biglietto interamente manoscritto, inviato dall'ex ministro Enrico Caviglia alla contessa Ada Manfredi Maderni, della quale non ricorda l'indirizzo (via Leopardi o via Petrarca):
"... Vi sono due poeti dalle sue parti, Leopardi e Petrarca, che mi imbrogliano. Fra que' due nomi, finora ... come l'asino di Buridano... mi decido per Leopardi...".
Carta intestata e busta viaggiata.

CONDIZIONI: buone

FORMATO: 15 x 9 cm

Lettera d'epoca, originale, autentica.

NOTA BIOGRAFICA
Enrico Caviglia (Finale Ligure, 4 maggio 1862 - 22 marzo 1945) è stato un generale e politico italiano, Maresciallo d'Italia per le imprese della Prima guerra mondiale.
Entrò nell'Accademia Militare di Torino nel 1880 uscendone col grado di Sottotenente d'artiglieria tre anni dopo. Divenuto tenente, fu inviato in Eritrea dal 1888 al 1889. Al ritorno in Italia, nel 1890 frequentò per un biennio la Scuola di Guerra ottenendo il grado di capitano nel 1893 e facendo il suo ingresso nello Stato Maggiore dell'Esercito. Nuovamente spedito in Eritrea nel 1896, in occasione della campagna d'Africa Orientale prese parte alla battaglia di Adua.
Il Capo di Stato Maggiore Tancredi Saletta lo scelse nel 1903 come addetto militare straordinario presso Tokio con il compito di seguire l'imminente guerra russo-giapponese e, una volta terminato il conflitto, lo assegnò in pianta stabile al ruolo di addetto militare a Tokio e Pechino fino al 1911.
Caviglia, nel corso della sua permanenza in Asia, venne nominato tenente colonnello ed aiutante onorario di campo del Re (1908), mentre sviluppò un grande interesse verso le civiltà locali, dedicandogli anche una produzione saggistica.
Nell'estate 1915, poco dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, ottenne il grado di maggior generale. Con la Brigata Bari combatté sul Carso e in Trentino affrontando l'offensiva austriaca del 1916 e guadagnando la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia.
Nel giugno del 1917 fu promosso generale di corpo d'armata per meriti di guerra. Caviglia riuscì ad evitare la cattura, oltre che delle proprie, anche di altre truppe tra cui tre divisioni precedentemente agli ordini di Pietro Badoglio, conducendole dall'Isonzo al Tagliamento e quindi sul Piave. Per il suo comportamento durante la ritirata e la precedente difesa proprio sull'Isonzo ricevette la Medaglia d'Argento al Valor Militare.
Nel gennaio 1918 fu nominato Membro supplente del Consiglio dell'Ordine Militare di Savoia e successivamente comandò l'artiglieria che, a partire dal giugno di quell'anno, combatté sull'altopiano di Asiago e in seguito sul Piave. Alla guida, ottenuta per meriti di guerra, dell'8ª Armata svolse un ruolo fondamentale nella risolutiva battaglia di Vittorio Veneto.
Conclusesi le ostilità re Giorgio V del Regno Unito lo ordinò Commendatore dell'Ordine del Bagno ed acquisì il titolo di Sir.
Nell'immediato dopoguerra (1919) Caviglia fu nominato Senatore del Regno, ricoprì l'incarico di Ministro della Guerra nel primo governo Orlando e ricevette l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Militare di Savoia.
In conseguenza del protrarsi dell'occupazione iniziata il 12 settembre da parte di nazionalisti italiani guidati da Gabriele d'Annunzio della città di Fiume, l'allora Presidente del Consiglio Francesco Saverio Nitti designò Caviglia, già comandante dell'8ª Armata, commissario straordinario per la Venezia Giulia subentrando in questa funzione a Badoglio.
Accusato dai nazionalisti per i fatti accaduti a Fiume, si difese affermando di non essere stato informato in maniera corretta da Giolitti sulle concessioni verso la Jugoslavia. Nei confronti del Fascismo, dopo una adesione sostanziale ma priva di esplicite prese di posizione, dichiarò nel 1924 il ritiro del suo consenso non verso quelle da lui definite le idee originali del Fascismo quanto sugli sviluppi seguenti e tale orientamento si concretizzò nella non conferma della fiducia al governo Mussolini.
Assieme ad altri generali, con l'eccezione di Badoglio, Caviglia si allontanò allora dalla scena politica.
Nel 1926 Mussolini gli conferì il grado di Maresciallo d'Italia e nel 1930 il re Vittorio Emanuele III lo investì Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata. L'ultimo incarico ricevuto fu una ispezione sulle Alpi nel 1939.
Fece ritorno a Finale Ligure, dove morì poco prima di un mese dalla fine dei combattimenti e fu sepolto nella Basilica di S. Giovanni Battista in Finale Ligure Marina.