1918 Brigata Siena *31 - 32° Fanteria *Val Sugana

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Rara cartolina commemorativa del 31-32° Reggimento Fanteria - Brigata Siena. Bella illustrazione sul fronte raffigurante le armi e il motto del reggimento.

Cartolina postale formato piccolo, originale e autentica, non viaggiata.

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nota: la battaglia di Novara (23 marzo 1849) segnò la fine della Prima guerra di indipendenza italiana. È nota anche come battaglia della Bicocca dal nome del sobborgo a sud-est di Novara che vide gli scontri più aspri. Venne combattuta fra 70.000 soldati austriaci comandati dal Maresciallo Radetzky e 100.000 soldati del regno Sardo (anche se non tutti parteciparono alla battaglia) guidati dal re Carlo Alberto, dal generale polacco Chrzanowski e dal capo di stato maggiore Alessandro La Marmora.

Il 12 marzo il Governo sardo-piemontese aveva rotto unilateralmente l'armistizio firmato con gli austriaci dopo la disfatta di Custoza. La notizia era pervenuta agli Austriaci il 12 stesso, e si dice che provocasse uno scoppio di gioia nell'esercito.

Il 14 marzo gli austriaci abbandonano i Ducati di Parma e Modena e a Parma il municipio prende il governo della città in nome di Carlo Alberto. Fra il 19 e il 20 marzo Josef Radetzky passa per Pavia e attraversa il Ticino. Questa azione riesce a causa della mancata esecuzione degli ordini assegnati al Generale Ramorino (repubblicano) che si porta nell'Oltrepò pavese e si taglia fuori dalle operazioni.

Il 20 marzo un'avanzata verso Milano, passando per Magenta, avrebbe potuto capovolgere gli esiti della guerra, ma a causa dell'azione del Ramorino, l'Esercito Sardo è costretto sulla difensiva per coprirsi il fianco destro.

Il 21 marzo gli Austriaci vincono a Mortara opponendo un Corpo d'Armata contro due Brigate Piemontesi che non possono resistere a lungo. Lo stesso giorno i Piemontesi vincono a Gambolo, San Siro e alla Sforzesca. Gerolamo Ramorino, non obbedendo agli ordini che causarono la disfatta piemontese, venne poi processato e condannato a morte, il successivo 22 maggio.

L'esercito sardo si ritirò verso Novara, rimanendo così separato dalla base dell'esercito (che si trovava ad Alessandria).

Josef Radetzky, ritenendo insensata la ritirata su Novara, attaccò Vercelli col grosso dell'esercito, mentre il II Corpo d'armata di Constantino d'Aspre (una delle due divisioni era guidata dal giovane Arciduca Alberto) assaliva Novara, venendo respinto. Ciò diede a Wojciech Chrzanowski la straordinaria opportunità di contrattaccare con successo annientando d'Aspre. Ma il polacco mancò il momento decisivo ed ordinò addirittura un ripiegamento. L'indomani, 23 marzo, Radetzky, compreso l'errore, attaccò Novara con l'intero esercito e ruppe l'armata sarda.

Carlo Alberto abdicò nella notte in favore del figlio Vittorio Emanuele II, dopo aver conosciuto le umilianti pretese austriache alla proposta piemontese di tregua e si ritirò a Oporto in Portogallo (dove morì il 28 luglio dello stesso anno). La mattina del 24 marzo il nuovo Re firmò l'armistizio a Vignale (ora quartiere di Novara). La stessa Battaglia finì in una guerra "fratricida" poiché i fanti piemontesi sbandati si diedero al saccheggio e fu necessario l'intervento delle truppe guidate da Ferdinando di Savoia-Genova.

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Rara cartolina commemorativa del 31-32° Reggimento Fanteria - Brigata Siena. Bella illustrazione sul fronte raffigurante le armi e il motto del reggimento.

Cartolina postale formato piccolo, originale e autentica, non viaggiata.

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nota: la battaglia di Novara (23 marzo 1849) segnò la fine della Prima guerra di indipendenza italiana. È nota anche come battaglia della Bicocca dal nome del sobborgo a sud-est di Novara che vide gli scontri più aspri. Venne combattuta fra 70.000 soldati austriaci comandati dal Maresciallo Radetzky e 100.000 soldati del regno Sardo (anche se non tutti parteciparono alla battaglia) guidati dal re Carlo Alberto, dal generale polacco Chrzanowski e dal capo di stato maggiore Alessandro La Marmora.

Il 12 marzo il Governo sardo-piemontese aveva rotto unilateralmente l'armistizio firmato con gli austriaci dopo la disfatta di Custoza. La notizia era pervenuta agli Austriaci il 12 stesso, e si dice che provocasse uno scoppio di gioia nell'esercito.

Il 14 marzo gli austriaci abbandonano i Ducati di Parma e Modena e a Parma il municipio prende il governo della città in nome di Carlo Alberto. Fra il 19 e il 20 marzo Josef Radetzky passa per Pavia e attraversa il Ticino. Questa azione riesce a causa della mancata esecuzione degli ordini assegnati al Generale Ramorino (repubblicano) che si porta nell'Oltrepò pavese e si taglia fuori dalle operazioni.

Il 20 marzo un'avanzata verso Milano, passando per Magenta, avrebbe potuto capovolgere gli esiti della guerra, ma a causa dell'azione del Ramorino, l'Esercito Sardo è costretto sulla difensiva per coprirsi il fianco destro.

Il 21 marzo gli Austriaci vincono a Mortara opponendo un Corpo d'Armata contro due Brigate Piemontesi che non possono resistere a lungo. Lo stesso giorno i Piemontesi vincono a Gambolo, San Siro e alla Sforzesca. Gerolamo Ramorino, non obbedendo agli ordini che causarono la disfatta piemontese, venne poi processato e condannato a morte, il successivo 22 maggio.

L'esercito sardo si ritirò verso Novara, rimanendo così separato dalla base dell'esercito (che si trovava ad Alessandria).

Josef Radetzky, ritenendo insensata la ritirata su Novara, attaccò Vercelli col grosso dell'esercito, mentre il II Corpo d'armata di Constantino d'Aspre (una delle due divisioni era guidata dal giovane Arciduca Alberto) assaliva Novara, venendo respinto. Ciò diede a Wojciech Chrzanowski la straordinaria opportunità di contrattaccare con successo annientando d'Aspre. Ma il polacco mancò il momento decisivo ed ordinò addirittura un ripiegamento. L'indomani, 23 marzo, Radetzky, compreso l'errore, attaccò Novara con l'intero esercito e ruppe l'armata sarda.

Carlo Alberto abdicò nella notte in favore del figlio Vittorio Emanuele II, dopo aver conosciuto le umilianti pretese austriache alla proposta piemontese di tregua e si ritirò a Oporto in Portogallo (dove morì il 28 luglio dello stesso anno). La mattina del 24 marzo il nuovo Re firmò l'armistizio a Vignale (ora quartiere di Novara). La stessa Battaglia finì in una guerra "fratricida" poiché i fanti piemontesi sbandati si diedero al saccheggio e fu necessario l'intervento delle truppe guidate da Ferdinando di Savoia-Genova.