Più in particolare, l'immagine ritrae l'ingresso della Sezione S. Croce, già Associazione Partigiani del TLT.
Foto Deltafoto - Milano
Fotografia d'epoca, originale e autentica.
In buone condizioni
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Al momento della sua fondazione, il partito, di cui Rudi Ur iè e il partigiano Branko Babiè erano i principali esponenti, era favorevole all'integrazione della regione alla Jugoslavia, in contrasto con la linea del PCI e del suo segretario Palmiro Togliatti, che si opponeva alle rivendicazioni jugoslave. Nel 1947, quando il Territorio Libero di Trieste venne formalmente costituito, il partito cambiò nome in PCTLT/KPSTO.
A seguito della rottura tra Tito e Stalin e della conseguente risoluzione del Cominform del 28 giugno 1948, che stabiliva l'espulsione del Partito Comunista della Jugoslavia, il PCTLT subì una scissione della corrente titoista capeggiata da Branko Babiè. La corrente cominformista infatti riuscì ad ottenere la maggioranza del Comitato Centrale, e segretario del PCTLT divenne Vittorio Vidali, ex agente del Comintern. Babiè e i titoisti, dunque, diedero vita al Fronte Popolare Italo-Slavo (FPIS).
Da quel momento in poi, il PCTLT era presente esclusivamente nella Zona A del TLT (nella Zona B, amministrata dalla Jugoslavia, non ebbe agibilità politica); il FPIS, maggioritario nella Zona B, era invece minoritario nella Zona A. Nella Zona A, alle elezioni del 12 giugno 1949, il PCTLT ottenne 43.587 voti, mentre il FPIS, 5.344 voti. Nella Zona B, alle elezioni per i Comitati Popolari del 16 aprile 1950 nella Zona B, il FPIS ottenne l'89,29 % dei voti.
Nel 1954, la Zona A del TLT viene assegnata all'Italia, e nel 1957 il PCTLT cessa di esistere divenendo la Federazione Autonoma Triestina del Partito Comunista Italiano (PCI).