1935 Grand Prix Tripoli Lotteria *Concorrente A. Ponta

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11 maggio 1935, Torino

Bella immagine d'epoca di uno dei fortunati estratti partecipanti alla lotteria di Tripoli. Come noto, infatti, la lotteria era abbinata al gran premio di Tripoli e ogni corridore ad un biglietto estratto. Vi furono accuse di brogli a Nuvolari e ad altri piloti, in seguito rientrate, e si trattò della prima lotteria gestita dallo Stato Italiano.
L'immagine è corredata di una nota dattiloscritta al verso: "Uno dei candidati ai milioni di Tripoli Angelo Ponta di Torino Capo Servizio alle Ferriere Piemontesi di 55 anni col biglietto in mano".

In buone condizioni

Agenzia Fotografica Internazionale Comm. Silvio Ottolenghi

Vera fotografia d'epoca, originale, autentica.

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Nota del contestualizzatore: la prima lotteria italiana fu quella di Tripoli del 1933. Essa venne successivamente gestita dallo Stato Italiano, con cadenza annuale, e abbinata alle corse automobilistiche del Gran Prix nel circuito della città stessa di Tripoli, in Libia. Pertanto con Tripoli, sotto il regime fascista, si ha storicamente l'inizio regolare dell'emissione delle lotterie, che verranno prima inizialmente abbinate alle corse, poi, successivamente ad altre iniziative.
Il Gran Premio di Tripoli fu una competizione automobilistica corsa in Libia dal 1925 al 1940. La gara si disputò nelle strade della città, lungo un percorso di 71,10 km, fino al 1933 quando fu inaugurato l'autodromo della città. Per queste ultime edizioni fu messo in palio un premio di 80.000 lire (in quel periodo la Libia era colonia italiana).

In occasione dell'inaugurazione la corsa fu collegata alla lotteria libica. Tra l'ottobre 1932 e il 16 aprile 1933 furono venduti i biglietti, a 12 lire l'uno, collegati all'esito della competizione. Trenta biglietti furono estratti 8 giorni prima della gara ed associati ai piloti. Il primo premio era di 3 milioni, il secondo 2 ed il terzo estratto 1. Ci furono voci che accusavano Tazio Nuvolari, Achille Varzi e Baconin Borzacchini di essersi messi d'accordo nel determinare l'esito finale della gara e quindi nel dividersi la vincita con i possessori dei biglietti. Successive ricerche fugarono ogni dubbio sui sospetti; fu provato che in realtà la corse si disputò senza combine.

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11 maggio 1935, Torino

Bella immagine d'epoca di uno dei fortunati estratti partecipanti alla lotteria di Tripoli. Come noto, infatti, la lotteria era abbinata al gran premio di Tripoli e ogni corridore ad un biglietto estratto. Vi furono accuse di brogli a Nuvolari e ad altri piloti, in seguito rientrate, e si trattò della prima lotteria gestita dallo Stato Italiano.
L'immagine è corredata di una nota dattiloscritta al verso: "Uno dei candidati ai milioni di Tripoli Angelo Ponta di Torino Capo Servizio alle Ferriere Piemontesi di 55 anni col biglietto in mano".

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Nota del contestualizzatore: la prima lotteria italiana fu quella di Tripoli del 1933. Essa venne successivamente gestita dallo Stato Italiano, con cadenza annuale, e abbinata alle corse automobilistiche del Gran Prix nel circuito della città stessa di Tripoli, in Libia. Pertanto con Tripoli, sotto il regime fascista, si ha storicamente l'inizio regolare dell'emissione delle lotterie, che verranno prima inizialmente abbinate alle corse, poi, successivamente ad altre iniziative.
Il Gran Premio di Tripoli fu una competizione automobilistica corsa in Libia dal 1925 al 1940. La gara si disputò nelle strade della città, lungo un percorso di 71,10 km, fino al 1933 quando fu inaugurato l'autodromo della città. Per queste ultime edizioni fu messo in palio un premio di 80.000 lire (in quel periodo la Libia era colonia italiana).

In occasione dell'inaugurazione la corsa fu collegata alla lotteria libica. Tra l'ottobre 1932 e il 16 aprile 1933 furono venduti i biglietti, a 12 lire l'uno, collegati all'esito della competizione. Trenta biglietti furono estratti 8 giorni prima della gara ed associati ai piloti. Il primo premio era di 3 milioni, il secondo 2 ed il terzo estratto 1. Ci furono voci che accusavano Tazio Nuvolari, Achille Varzi e Baconin Borzacchini di essersi messi d'accordo nel determinare l'esito finale della gara e quindi nel dividersi la vincita con i possessori dei biglietti. Successive ricerche fugarono ogni dubbio sui sospetti; fu provato che in realtà la corse si disputò senza combine.