et ponticariorum urbis
Testo inedito del secolo XIV tratto dal Codice Casanatese C. II 22 (n. 106) preceduto da una dissertazione sulle corporazioni delle arti in Roma nel Medio Evo.
A cura del dott. GIOVANNI BRESCIANO, sottobibliotecario della Casantanese.
Tipografia La Cooperativa - Roma
Documento autentico, originale e d'epoca.
Aperta nel 1701, al termine dell'edificio appositamente costruito nell'area di un chiostro della Minerva, su progetto dell'architetto Antonio Maria Borioni, ebbe come primo nucleo la collezione del Cardinale Casanate, ricca di oltre 25.000 volumi.
La biblioteca era collegata con i principali centri del commercio librario europeo e si interessava sia alla produzione corrente sia al mercato antiquario, mirando alla realizzazione della "biblioteca universale".
I padri domenicani indirizzarono dunque gli acquisti, oltre che alle tradizionali discipline religiose e teologiche - con un'accentuazione in senso non confessionale - anche agli studi di diritto romano, di economia e sulla città di Roma.
Primeggiò tra le biblioteche romane per l'illuminata politica degli acquisti e per l'esperta attività biblioteconomica e catalografica, legata soprattutto alla figura di Giovanni Battista Audiffredi (1714-1794).
Nel 1872, estesa anche a Roma la legge sulle corporazioni religiose, al prefetto domenicano (il direttore della biblioteca) fu affiancato un funzionario governativo, e per alcuni anni la Casanatense ebbe amministrazione in comune con la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II, con la quale fu addirittura stabilito un passaggio diretto attraverso un cavalcavia costruito fra i due edifici.
Nel 1884, conclusasi a sfavore dei Domenicani la lite giudiziaria intrapresa contro il Ministero dell'Istruzione Pubblica, questi furono sostituiti con personale statale.
Dopo essere stata amministrata da quel Ministero la biblioteca è oggi un Istituto periferico del Ministero per i Beni e le Attività culturali.