1864 PARIS Urbano RATTAZZI declina un invito - Lettera AUTOGRAFA

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1864
PARIGI

URBANO RATTAZZI SI SCUSA PERCHE' NON PUO' PARTECIPARE ALLA SERATA DEL SIG. BISIO

Urbano Rattazzi si rivolge a tale Bisio, scusandosi perché ha ricevuto il suo invito troppo tardi e ha preso un altro impegno; Sparvady gli ha detto che
"...potevo fare a meno di rispondere, perché sarebbe venuto lui stesso da Voi e vi avrebbe detto che mi dispiaceva di non poter partecipare alla serata...".
Rattazzi è dispiaciuto per il rifiuto:
"...se mi fosse possibile liberarmi secondo le convenienze dall'impegno preso lo farei con molto piacere, ma non sono tanto in confidenza da potermi tirare indietro...".
Rattazzi annuncia che presto si recherà dal sig. Berardi,
"...perché ho gran desiderio di fare la sua conoscenza...".
Lettera interamente autografa di Urbano Rattazzi, scritta nel periodo in cui si era dimesso dagli incarichi politici dopo la crisi di Aspromonte.

In buone condizioni
1 pagina (2 facciate)

Lettera d'epoca, originale, autentica.

NOTA DEL CONTESTUALIZZATORE
Urbano Rattazzi, deputato nel primo parlamento subalpino (aprile 1848), sedette sui banchi della Sinistra e redasse il progetto di legge per la fusione della Lombardia con il Piemonte.
Ministro dell'istruzione (27 luglio 1848) e poi dell'agricoltura e commercio (4 agosto) nel gabinetto Casati, si dimise, sostenendo la necessità di una ripresa delle ostilità contro l'Austria.
Rattazzi entrò nel ministero Cavour come ministro di grazia e giustizia (1853) e successivamente come ministro dell'interno (1855), battendosi soprattutto per l'approvazione delle leggi sulle corporazioni religiose.
Rattazzi tornò alla presidenza della camera, nel gennaio 1861, capeggiando l'opposizione parlamentare al Ricasoli, divenuto presidente del consiglio dopo la morte di Cavour.
Nel corso degli avvenimenti che portarono alla crisi di Aspromonte intrattenne rapporti ambigui con Garibaldi.
Tornato alla presidenza del consiglio il 10 aprile 1867, succedendo a Ricasoli, si trovò ancora di fronte la Questione romana e il desiderio di Garibaldi di liberare Roma; anche questa volta trattative poco chiare si svolsero i due, ma quando Garibaldi, lasciata Caprera dove era stato confinato dal governo, iniziò le operazioni nel Lazio che si conclusero a Mentana, Rattazzi fu costretto dal re a rassegnare nuovamente le dimissioni (19 ottobre 1867), e da allora, pur continuando a partecipare assiduamente all'attività parlamentare, non poté più tornare al potere.





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1864
PARIGI

URBANO RATTAZZI SI SCUSA PERCHE' NON PUO' PARTECIPARE ALLA SERATA DEL SIG. BISIO

Urbano Rattazzi si rivolge a tale Bisio, scusandosi perché ha ricevuto il suo invito troppo tardi e ha preso un altro impegno; Sparvady gli ha detto che
"...potevo fare a meno di rispondere, perché sarebbe venuto lui stesso da Voi e vi avrebbe detto che mi dispiaceva di non poter partecipare alla serata...".
Rattazzi è dispiaciuto per il rifiuto:
"...se mi fosse possibile liberarmi secondo le convenienze dall'impegno preso lo farei con molto piacere, ma non sono tanto in confidenza da potermi tirare indietro...".
Rattazzi annuncia che presto si recherà dal sig. Berardi,
"...perché ho gran desiderio di fare la sua conoscenza...".
Lettera interamente autografa di Urbano Rattazzi, scritta nel periodo in cui si era dimesso dagli incarichi politici dopo la crisi di Aspromonte.

In buone condizioni
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Lettera d'epoca, originale, autentica.

NOTA DEL CONTESTUALIZZATORE
Urbano Rattazzi, deputato nel primo parlamento subalpino (aprile 1848), sedette sui banchi della Sinistra e redasse il progetto di legge per la fusione della Lombardia con il Piemonte.
Ministro dell'istruzione (27 luglio 1848) e poi dell'agricoltura e commercio (4 agosto) nel gabinetto Casati, si dimise, sostenendo la necessità di una ripresa delle ostilità contro l'Austria.
Rattazzi entrò nel ministero Cavour come ministro di grazia e giustizia (1853) e successivamente come ministro dell'interno (1855), battendosi soprattutto per l'approvazione delle leggi sulle corporazioni religiose.
Rattazzi tornò alla presidenza della camera, nel gennaio 1861, capeggiando l'opposizione parlamentare al Ricasoli, divenuto presidente del consiglio dopo la morte di Cavour.
Nel corso degli avvenimenti che portarono alla crisi di Aspromonte intrattenne rapporti ambigui con Garibaldi.
Tornato alla presidenza del consiglio il 10 aprile 1867, succedendo a Ricasoli, si trovò ancora di fronte la Questione romana e il desiderio di Garibaldi di liberare Roma; anche questa volta trattative poco chiare si svolsero i due, ma quando Garibaldi, lasciata Caprera dove era stato confinato dal governo, iniziò le operazioni nel Lazio che si conclusero a Mentana, Rattazzi fu costretto dal re a rassegnare nuovamente le dimissioni (19 ottobre 1867), e da allora, pur continuando a partecipare assiduamente all'attività parlamentare, non poté più tornare al potere.