GOVERNO DELLE PROVINCIE DELL'EMILIA
MODENA
PENSIONE DEL CONTE PATRIZIO MAGAWLY CERATI ALLA NIPOTE MINORENNE
Autografo di Luigi Carlo FARINI
25x36 cm
Lettera su carta intestata del Governo delle Regie Provincie dell'Emilia, Ministero della Pubblica Istruzione, con firma autografa di Luigi Carlo Farini, governatore dal 1° gennaio 1860.
Si tratta dell'ultimo mandato di pagamento per la pensione della giovane Vinferida Magawly, nipote del conte Patrizio Magawly Cerati:
"...in pagamento della pensione annua...conceduta alla famiglia della giovane Vinefrida Magawly...confinito il 18 anno di sua età e dovuto quindi cessare il benefizio della pensione a senso dell'art. 2° della disposizione succitata....".
Firma autografa di Luigi Carlo Farini.
In mediocri condizioni (piegatura centrale; gualciture; asportazione del foglio di carta bianca al verso).
1 pagina
Documento d'epoca, originale, autentico.
NOTA BIOGRAFICA
Luigi Carlo Farini (Russi, 22 ottobre 1812 Quarto, 1º agosto 1866) è stato un medico, storico e politico italiano, per breve tempo Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia tra il 1862 e il 1863.
La sua famiglia era di tradizioni patriottiche; suo padre era podestà di Russi. Da giovane aderì alla Carboneria e successivamente alla Giovine Italia. Si laureò in medicina, ma la passione della politica lo spinse a partecipare ai moti del 1843, che lo costrinsero all'esilio.
Dopo una breve permanenza a Parigi, nel 1844 tornò in Italia, stabilendosi in Toscana.
Il 1º gennaio 1860 Farini divenne Governatore delle «Regie Provincie dell'Emilia». Come capo dell'esecutivo gestì i Plebisciti d'annessione al Regno di Sardegna (11-12 marzo 1860).
Subito dopo si recò al Sud per gestire l'annessione del Mezzogiorno allo Stato sabaudo. Venne designato dittatore delle province meridionali dal principe Eugenio Emanuele di Savoia-Villafranca.
Nel gennaio del 1861, dopo l'occupazione garibaldina di Napoli venne nominato da Vittorio Emanuele II Luogotenente di Napoli.
Tra l'8 dicembre 1862 e il 24 marzo 1863 fu a capo del Governo, ma dopo poche settimane rivelò i sintomi di una grave malattia mentale che, tuttavia, venne celata per non allarmare un gruppo finanziario con cui il governo aveva avviato delle trattative per un prestito. Fu comunque costretto alle dimissioni dopo un Consiglio dei ministri in cui, a seguito della rivolta polacca contro lo Zar di Russia, era arrivato a minacciare il Re con un coltello per costringerlo a schierarsi con gli insorti e dichiarare guerra all'Impero russo.